L’Inter è campione d’Italia per la diciannovesima volta. La squadra nerazzurra corona una cavalcata trionfale che l’ha vista prendere il comando della classifica a sedici giornate dalla fine (vittoria con la Lazio) e mantenerlo intatto sinora. Un trionfo figlio della lungimiranza societaria che ha creduto in un progetto ambizioso e ha raccolto i frutti dopo due anni.
Prima o poi doveva accadere, ed oggi possiamo annunciarlo: l’Inter è campione d’Italia per la diciannovesima volta, Interrotto il dominio della Juventus che durava incontrastato da ormai nove anni. Come fosse un processo fisiologico, la rivale più temibile s’è d’un tratto trasformata nell’assoluta padrona del campionato e ha meritato la gioia tricolore dopo più d’un decennio di lunga e logorante attesa.
La conferma è arrivata oggi pomeriggio, quando il triplice fischio di Sassuolo-Atalanta, partita terminata 1-1, ha sancito la matematica vittoria dei nerazzurri di Conte, diventati irraggiungibili con tredici punti di margine a quattro giornate dalla fine. Proprio il mister è il principale artefice di questo schiacciante successo. In lui la società ha creduto fino in fondo, accettando anche un anno senza trofei. Ora è il momento di gustare i frutti prelibati della vittoria e prepararsi a progettare un futuro che ci si immagina ancora più radioso.
Inter, Scudetto numero 19: dal mercato alle vittorie, tutti gli snodi cruciali
Come ogni vittoria sudata e conquistata sul campo, anche questa è riconducibile a una scrupolosa programmazione estiva. Se si getta uno sguardo indietro alle operazioni di mercato effettuate quest’anno, si scopre che tutte sono state funzionali all’idea di gioco su cui era stato plasmato il gruppo lo scorso anno.
L’unico nome altisonante è quello di Achraf Hakimi, l’esterno destro migliore dello scorso campionato tedesco. Un investimento da 40 milioni più bonus giustificato però da precise esigenze tattiche. Un investimento che, alla fine, ha pagato con tutti gli interessi del caso, visti i sette gol e gli altrettanti assist messi a segno in campionato.
Per il resto, la rosa è stata semplicemente puntellata con innesti utili ad allungare la panchina, ma che si sono rivelati essenziali nell’economia della squadra (vedi Darmian, di cui parleremo).
Se dovessimo scegliere alcune tappe decisive per questo trionfo, l’occhio ricadrebbe su tre partite: il 2-0 inflitto alla Juventus nel big match di San Siro dell’andata. È stata quella partita, più delle altre, a mostrare la superiorità dell’undici nerazzurro, dominante sia sotto il punto di vista qualitativo che fisico.
Poi, la gara del sorpasso: Inter-Lazio 3-1. Il Milan, che comincia ad accusare un primo debito d’ossigeno, cade fragorosamente a La Spezia e l’Inter mette la freccia dopo un inseguimento durato mesi. Infine, la stoccata decisiva, appena una settimana dopo, proprio nel derby: un perentorio 3-0 che impone la legge degli uomini di Conte a tutto il campionato.
Nessuno tiene il passo dell’armata nerazzurra, e mentre gli altri (Milan, Juventus, Napoli, Roma…) dietro arrancano, la squadra meneghina procede spedita e scava un solco incolmabile. Fino a ieri sera, quando sulle sponde del Mar Jonio, nella città di Pitagora, l’Inter ha travolto anche il Crotone con un 2-0 firmato Eriksen-Hakimi, che hanno riportato la “Beneamata” verso l’Olimpo del calcio italiano.
Le pagelle: i top e i flop
Top
Achraf Hakimi: voto 10
È lui l’uomo simbolo di questo Scudetto. La dinamo che Conte chiedeva da tempo per sprintare sulla fascia e che finalmente ha avuto in dono. Sette gol e sette assist in campionato, nessuno migliore di lui, nel ruolo, in Europa. Durante la stagione è cresciuto anche tatticamente, dissipando i dubbi sulla sua tenuta difensiva.
Romelu Lukaku: voto 10
Lui, come il compagno di squadra, è un volto imprescindibile di questa Inter. Ogni volta che manca, l’assenza dei suoi centimetri in attacco si fa sentire. Anche quest’anno sfonda quota 20. I 21 gol in campionato non gli varranno il titolo di capocannoniere, ma vincere un trofeo vale molto di più.
Nicolò Barella: voto 9,5
Lui è l’infaticabile di centrocampo. Si batte e si danna per tutta la partita, e quando ha tempo di calciare da fuori non si fa pregare. È diventato, forse, il miglior centrocampista italiano. E Conte non può far altro che coccolarselo.
Flop
Arturo Vidal: voto 5
Guerriero dalle armi spuntate. Conte si era appellato al suo mix di classe e grinta per dare alla squadra quel quid in più, ma la ricetta non ha funzionato. Benino solo a sprazzi, è completamente sparito nella seconda parte del campionato, afflitto da parecchie noie fisiche (soprattutto al ginocchio). Lo Scudetto è anche suo, ma era lecito aspettarsi di più.
Alexis Sanchez: voto 5,5
Un altro dei prodi di Conte che ha deluso le aspettative. Il mister leccese lo voleva a tutti i costi, per soddisfare una sua vecchia voglia bianconera. Il suo contributo l’ha anche dato, con cinque gol e sei assist, ma non sempre si è fatto trovare pronto.
Ashley Young: voto 5
Preso per fare il titolare, nell’ultimo periodo ha sofferto parecchio la concorrenza di Darmian. L’età avanza e si fa sentire. Dal prossimo anno potrebbe dover accettare un ridimensionamento.
Menzione speciale a Darmian: voto 7,5
Dimenticato quasi da tutti, minestra riscaldata che nessuno voleva, ci ha pensato Conte a ritagliargli un ruolo adatto e prezioso nel suo 3-5-2. Riserva di lusso, esterno di grande gamba e sacrificio, nelle ultime partite ha riscoperto una vena da goleador che ha sbrogliato matasse nelle quali l’Inter rischiava di rimanere impigliata riaprendo il campionato.
Scudetto Inter, il video della festa in Piazza Duomo
Segui TechSporty su Telegram!
Non perderti le ultime news.